lunedì 17 settembre 2007

gazzettino 15 09 07: Mario Dalla Tor : mission possible

Forza Italia a congresso «Ci prendiamo Ca' Corner»


Venezia
Ridacchia: «Mission possible». Altro che Tom Cruise. Mario Dalla Tor è caricato: erano (quasi) tutti convinti che dopo sei anni alla guida del coordinamento provinciale di Forza Italia avrebbe lasciato. Mario Dalla Tor, invece, si ricandida. Con un obiettivo: strappare Ca' Corner Provincia al centrosinistra.

Dalla Tor, si ricandiderà a guidare il coordinamento provinciale di Forza Italia anche se potrebbero esserci altri candidati?

«Sono coordinatore di Forza Italia da sei anni, mi hanno chiesto di non lasciare e di ripresentarmi. È un ruolo impegnativo, ma a me piace. E mi piace pensare ai risultati che abbiamo ottenuto alle ultime elezioni, con la conquista di Chioggia , di Campagna Lupia, di Caorle, e alle prossime elettorali che ci attendono».

Nel 2008 si voterà in parecchi Comuni, da Mirano a San Donà. L'anno dopo toccherà alla Provincia. Nel 2010 la Regione e il Comune di Venezia. Puntate sulla riconferma di Palazzo Balbi?

«Ovviamente, così come puntiamo a riconfermare il centrodestra in altri Comuni. Ma la vera sfida, il vero scontro sarà la Provincia. Sono convinto che stavolta possiamo farcela».

E da cosa deriva questa sicurezza?

«Intanto dai risultati del 2004: allora Davide Zoggia vinse per una manciata di voti, prese il 50,5\%. Se si mette assieme tutto il restante 49,5\%, se si considerano i risultati delle ultime elezioni amministrative che hanno premiato il centrodestra, se si considera il clima nazionale, beh diciamo che è una missione possibile. Possibilissima»

Veramente il centrosinistra è convinto di mantenere Ca' Corner. Il modello Ca' Corner viene portato addirittura come esempio del governo dell'Unione, schieramento unito e compatto.

«Veramente l'Unione a Venezia vive di tran-tran».

Lei è consigliere provinciale: si riferisce all'attività amministrativa?

«Mi riferisco al fatto che questa Amministrazione vivacchia. E non si dica che la Provincia è riuscita ad assumere un ruolo nella percezione dei cittadini: si potevano cogliere i malesseri del Veneto orientale per rilanciare l'ente, per segnare soprattutto l'appartenenza della gente alla provincia di Venezia, ancor di più l'identità. Un cittadino della provincia dice di abitare a Venezia solo quando va all'estero e gli chiedono di dov'è. Ma non c'è l'orgoglio di far parte della provincia di Venezia».

L'Unione sostiene di aver governato bene in Provincia: al vertice di maggioranza dell'altro giorno a Mira erano tutti soddisfatti.

«Resta il fatto che questa maggioranza di centrosinistra non ha più stimoli. Quanto assessori sono? Dodici? Con una decina che è lì da altrettanti anni? La verità è che si stanno trascinando, non hanno stimoli. Con il rischio di non cogliere le opportunità che si presentano per far decollare la Provincia».

L'Unione però era compatta nel 2004 e lo è tuttora, mentre il centrodestra si è presentato diviso sia alle Provinciale che alle Comunali di Venezia del 2005.

«Un errore che non sarà ripetuto. Per le Provinciali del 2009 dovremo assolutamente presentare un candidato unitario della Casa delle libertà. E dovremo allargarci ancora di più alle liste civiche, recuperare quelli che si erano presentati da soli, penso a Renato Martin e a Vittorio Salvagno per esempio».

Per le prossime Provinciali come candidato presidente del centrodestra circola il nome di Claudio Tessari, che tra l'altro finirà il suo secondo mandato di sindaco di Spinea proprio nel 2009.

«Prematuro fare nomi. Personalmente ritengo che si debba pescare tra amministratori, sindaci, assessori. Ma bisogna soprattutto essere uniti».

Che dice del circolo della Libertà sorto a Venezia e autorizzato dalla Brambilla?

«Dico che il popolo di Forza Italia è innamorato del suo simbolo, del suo partito, del suo presidente. I circoli servono per mobilitare altra gente».

Fassino a Venezia ha detto che il Pd nel Veneto dovrà allargare la maggioranza, guardare all'Udc e alla Lega. Teme di perdere alleati in laguna?

«È da anni che l'Ulivo tenta di allargarsi e si è sempre ristretto. E poi i veneti non sopportano che venga qualcuno da fuori, il Fassino di turno, a spiegare così e cosa vuole il Veneto. I veneti non vogliono essere capiti. Vogliono che si faccia».

Alda Vanzan